L'espressione CANTA CHE TI PASSA, modo di dire molto diffuso, pare derivi da un'incisione su una trincea fatta da un soldato sconosciuto durante la Prima Guerra Mondiale e poi trascritta dall'ufficiale e scrittore Piero Jahier come epigrafe di una raccolta di Canti del soldato del 1919. Soldati e ufficiali cantavano insieme e, nel coro, erano uguali: uomini col bisogno di esprimere le proprie emozioni. E cantavano per ricordare la propria casa e i propri cari ma cantavano anche per denunciare ingiustizie e per dissenso. Un dissenso che, se espresso diversamente, avrebbe avuto come epilogo il deferimento alla Corte Marziale.
La canzone "Canta (che ti passa la paura)",
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Senza una lira mi sono messo in viaggio avevo per bagaglio vent'anni e il mio coraggio orecchie per sentire ed occhi per guardare un cuore per capire la voce per cantare. Ho visto tanta gente che lotta per il pane ho visto salutare chi parte e chi rimane combattere ed amarsi migliaia di persone per tutti e per ognuno io canto una canzone. Canta che ti passa la paura canta che la vita è meno dura canta starai meglio domattina canta che la meta è più vicina. Ci vogliono canzoni che possano arrivare in cima ai grattacieli e in fondo alle miniere canzoni per le madri che stanno ad aspettare canzoni per chi parte e spera di tornare. Canta che ti passa la paura canta che la vita è meno dura canta starai meglio domattina canta che la meta è più vicina. Passano gli anni proseguo questo viaggio per voler bene al mondo ci vuole del coraggio ma quel che mi rimane lo voglio regalare finché avrò fiato in corpo continuerò a cantare. Canta che ti passa la paura canta che la vita è meno dura canta starai meglio domattina canta che la meta è più vicina. |