A tutte le donne è una poesia di Alda Merini
Canzonetta spirituale sopra la nanna e' un brano del XVII secolo composta da Tarquinio Merula (1595-1665). Compositore raffinato e attento all'aspetto drammaturgico della musica strumentale, fu tra coloro che più contribuirono nel secondo quarto del Seicento a rendere ben differenziati aria e recitativo. Maria Maddalena e' un brano tratto dal libro di Kahil Gibran "Gesù figlio dell'uomo" Nel libro vi sono settantasette monologhi, alcuni di personaggi del Vangelo come Maria Maddalena, gli apostoli Pietro, Luca, Matteo, Giovanni Battista, il sacerdote Caifa, Ponzio Pilato, Barabba, altri di figure create dallo stesso Gibran, come il poeta, il medico, il filosofo, il ricco, fino all'uomo del XX secolo, probabilmente l'autore medesimo, che descrivono il Nazareno ognuno dal proprio punto di vista, ognuno relativamente alla propria esperienza personale. Bocca di rosa è un brano di Fabrizio De Andrè contenuto nell'album " Volume 1" del 1970. Delle sue canzoni e dei suoi personaggi Fabrizio De Andrè dice: "La mia operazione, quella delle origini, è stata di trasportare dei temi che erano bagaglio esclusivo della letteratura in quella che era considerata, in Italia almeno, e a torto, un'arte minore quale la canzone." "La maggior parte delle mie canzoni nasce come brevi racconti. E' la materia stessa del narrare a suggerirmi la musica. Solitamente scrivo le mie canzoni descrivendo persone che ho incontrato e che, in qualche modo , mi hanno interessato. Per loro invento una storia fantastica che metta in risalto le loro caratteristiche." "E' vero che i miei personaggi mi sono simpatici: inoltre mi piace, nelle canzoni, salvare tutto ciò che gli altri condannano incondizionatamente per questioni di conformismo e di falsa morale." "La ragazza che mi ispirò Bocca di rosa entrò in casa mia un pomeriggio in cui ebbi la fortuna di avere i parenti altrove. Bocca di rosa è immortale, perché non si mette contro il suo destino. A lei interessa la conquista. Non è una puttana, è una che ama e si fa amare. E sa che l'amore migliore è quello che non ha futuro." (dal libro: "Fabriziio De Andrè - la mostra") Deus ti salvet Maria è un canto tradizionale sardo , una laude comunitaria e insieme personale, coerente con la fede e il sentimento popolare, dalla quale scaturisce un'espressione profondamente umana: che tutto unisce e tutto comprende, religiosamente. "Mama, fiza e isposa de su Segnore". Un privilegio concesso, in nome dell'amore incondizionato, e nel disegno divino, a una sola persona: la Madonna. Una donna fedele alla volontà di Dio quanto ai bisogni degli uomini. Dopo più di tre secoli, i sardi continuano a cantare di questa donna così speciale, sulla quale tutti fanno affidamento. E la cantano -da soli o comunitariamente- nella loro lingua, dal di dentro, riuscendo così a trovare quella compagnia luminosa e attenta di cui hanno sempre bisogno. Ma la cantano, oltre che in chiesa, anche per strada e nelle piazze, durante le feste popolari, la cantano persone semplici, giovani e vecchi, cantanti, cori e gruppi musicali. L'elenco degli artisti che la eseguono, sardi e non, è talmente lungo da risultare interminabile. Fra gli esecutori ne citiamo soltanto tre: Maria Carta, Fabrizio De Andrè e Andrea Parodi. La canzone del Sole / Anche per te è il 13º singolo di Lucio Battisti, pubblicato nel novembre 1971 Le seguenti informazioni sono tratte dal blog "Se mi rilasso non scrivo" - venerdì 22 ottobre 2010“
Anche per te” di Lucio Battisti: la canzone degli ultimi Si tratta di un testo assolutamente unico. Il primo dedicato “agli ultimi”. Per l’esattezza “alle ultime”. Un testo che unisce poesia- il ritornello evoca immagini di natura e libertà leggere e delicate- a tre storie “verosimilmente vere”, di tre donne che, per motivi diversi, meritano quanto meno un pensiero. Il primo verso parla del primo personaggio femminile: una suora. “Per te che è ancora notte e già prepari il tuo caffé che ti vesti senza più guardar lo specchio dietro te che poi entri in chiesa e preghi piano e intanto pensi al mondo ormai per te così lontano”. La descrizione della religiosa è di rispetto e tenerezza e l’autore usa delle immagini fondamentali per far comprendere di chi si sta parlando: “ti vesti senza più guardar lo specchio dietro te”, a voler sottolineare come una suora non abbia bisogno di vedere se sta bene o se sta male vestita in un modo o nell’altro. Se è bella. E soprattutto, ha una veste sempre uguale. Tutte le mattine. O meglio: tutte le notti, quando la piccola donna si sveglia, beve un caffè ed entra in punta di piedi in chiesa. Quasi per non disturbare. Qui inizia a pregare sempre con grande discrezione, pensando ad un mondo lontano e irraggiungibile che, non si sa, magari rimpiange e vorrebbe riacciuffare. Il secondo personaggio è una prostituta: E qui la sofferenza non è più l’estraniazione dal mondo- o almeno non solo- ma il disagio al quale va il pensiero dell’autore attraversa il materialismo, il freddo e i soldi. Tutte realtà con le quali una prostituta deve fare i conti tutte le mattine: “Per te che di mattina torni a casa tua perché per strada più nessuno ha freddo e cerca più di te per te che metti i soldi accanto a lui che dorme e aggiungi ancora un po' d'amore a chi non sa che farne”. E’ alto il senso di protezione verso questo personaggio che, affrontando i pericoli e dopo una notte passata in strada, torna a casa. Quando nessuno più ha freddo, lei si ritrova sola e con i brividi, dopo aver lasciato il denaro guadagnato a chi di dovere e aver dato l’amore- che per riprendere un’altra canzone di Lucio Battisti “amor non è poi” (Il nostro caro angelo nda)- a chi non ha idea di che cosa sia. Non ha altro da fare se non tornare a casa ed aspettare che cali ancora il sipario della notte. Il terzo personaggio è una giovane donna, una ragazza madre che tutti i giorni deve affrontare i rimpianti e i rimorsi di un errore. “Per te che di mattina svegli il tuo bambino e poi lo vesti e lo accompagni a scuola e al tuo lavoro vai per te che un errore ti è costato tanto che tremi nel guardare un uomo e vivi di rimpianto”. Anche in questo caso, il personaggio ha bisogno di protezione. A maggior ragione per la giovane età e per la fatalità dell’errore. Il testo iIndica una ruotine quotidiana sempre uguale, mai colta da stimoli. Nonostante la donna sia davanti all’infanzia, alla bellezza della vita giovane, questa deve far fronte alla responsabilità di una piccola creatura e deve lavorare per mantenere la sua piccola famiglia “a due”. Con la conseguenza che, a causa dell’errore, ha paura e trema al pensiero di guardare un uomo e vive sfogliando le pagine del rimpianto e di “quel che sarebbe potuto essere”. “Anche per te vorrei morire ed io morir non so anche per te darei qualcosa che non ho e così, e così, e così io resto qui a darle i miei pensieri, a darle quel che ieri avrei affidato al vento cercando di raggiungere chi... al vento avrebbe detto sì”. Il ritornello è pieno di suggestione, di carica emotiva. “Anche per te”- riferito chiaramente ai tre personaggi della canzone- “vorrei morire ed io morir non so”. L’autore sottolinea come egli sia vicino a questi soggetti, tanto da voler dare- metaforicamente- la vita per loro, per le loro sofferenze e le loro esistenze difficoltose: chi per un motivo, chi per l’altro. Per loro darebbe qualcosa che non ha. A seguire, il ritornello cambia tono e, utilizzando immagini leggiadre, l’autore annuncia a chi lo ascolta che vuole continuare a dare i suoi pensieri- forse l’unica cosa che egli è in grado davvero di dare- alla suora, alla prostituta e alla ragazza madre. Anche la musica, a questo punto del ritornello si alza, si eleva al cielo in segno di speranza. Ma in generale i pensieri sono rivolti a tutti- in questo caso tutte- coloro che soffrono. Nelle storie dei tre personaggi, c’è un filo conduttore: la quotidianità e le ore sempre uguali. Di chi si sveglia di notte per andare a pregare. Di chi tutte le mattine torna a casa dopo aver scontato il freddo nel cuore. E di chi ogni giorno deve sbarcare il lunario e fare i conti con la propria storia. E il pensiero, anche se solo di una semplice canzone, va a loro. Per una volta non ad una storia d’amore, di sesso, di razza o di politica. Va alla difficoltà della normalità: troppo spesso lasciata ai margini dell’arte e della musica. Mogol riesce a far diventare arte la quotidianità: la sfida maggiore di un artista e di un poeta. Come spesso accade con la premiata ditta Mogol-Battisti, le canzoni e i messaggi rivivono grazie ai personaggi, alle persone e alle loro storie che, già di per loro, riescono a far poesia. A queste, Mogol aggiunge le immagini e i suoni della natura e delle voci. Di questa canzone, due sono state le cover: di Enrico Ruggeri e di Renato Zero e nelle Hit Parade il brano è stato anche al 7° posto nella classifica dei singoli del 1972, mentre rimase, anche se in basse posizioni, nella graduatoria del 1973. L'infanzia di Maria è un brano contenuto nel concept album "La buona novella" pubblicato nel 1970. L'LP è tratto dalla lettura di alcuni Vangeli apocrifi (in particolare, come riportato nelle note di copertina, dal Protovangelo di Giacomo e dal Vangelo arabo dell'infanzia) Seguendo le caratteristiche degli Apocrifi, in questo album la narrazione della buona novella sottolinea l'aspetto più umano e meno spirituale assunto da alcune tradizionali figure bibliche (ad esempio, Giuseppe) e presta maggiore attenzione a figure minori della Bibbia, che qui invece diventano protagonisti (ad esempio, Tito e Dimaco, i ladroni crocefissi insieme a Gesù). È stato ritenuto da De André «uno dei suoi lavori più riusciti, se non il migliore». « Quando scrissi "La buona novella" era il 1969. Si era quindi in piena rivolta studentesca; e le persone meno attente - che poi sono sempre la maggioranza di noi -: compagni, amici, coetanei, consideravano quel disco come anacronistico. Mi dicevano: "cosa stai a raccontare della predicazione di Cristo, che noi stiamo sbattendoci perché non ci buttino il libretto nelle gambe con scritto sopra sedici; noi facciamo a botte per cercare di difenderci dall'autoritarismo del potere, dagli abusi, dai soprusi." .... Non avevano capito - almeno la parte meno attenta di loro, la maggioranza - che La Buona Novella è un'allegoria. Paragonavo le istanze migliori e più ragionevoli del movimento sessantottino, cui io stesso ho partecipato, con quelle, molto più vaste spiritualmente, di un uomo di 1968 anni prima, che proprio per contrastare gli abusi del potere, i soprusi dell'autorità si era fatto inchiodare su una croce, in nome di una fratellanza e di un egualitarismo universali. » Consegnata ai vecchi sacerdoti quando aveva solo tre anni, Maria impara a misurare il tempo con il succedersi delle preghiere, fino a quando l'ingresso nella pubertà fa ritenere ai sacerdoti che una fanciulla, divenuta donna e quindi impura, non possa più restare nel recinto sacro del tempio. Così, con grande concorso di popolo, si tiene un'insolita asta pubblica per assegnare in sposa la giovane Maria. La sorte assegna a Giuseppe, un vecchio falegname, quella che, in realtà, è per lui una figlia piuttosto che una moglie. Questa è la trama, impreziosita dalla trascrizione, sulla busta interna del disco, di alcuni brani del protovangelo di Giacomo. La canzone si chiude sulla voce narrante del solista, che cita un altro passo dello stesso vangelo: Giuseppe porta Maria nella propria casa e subito la lascia per andare a svolgere un lavoro che lo terrà lontano quattro anni [...]. Il coro [...] prima piange l'infanzia reclusa della giovane e poi impersona la folla durante l'assegnazione di Maria. [Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, pp. 63-64] È bene ricordare che la melodia de L'infanzia di Maria è ripresa dalla canzone intitolata Bella che nei tuoi occhi, di Vittorio Centanaro. The House of the Rising Sun è una canzone folk statunitense. Il brano risale alla prima metà dell'ottocento e, al pari di molte altre classiche ballate folk, la paternità del testo di The House of the Rising Sun, a volte chiamata Rising Sun Blues, è dubbia. Lo studioso del folklore Alan Lomax, autore nel 1941 della raccolta di canzoni Our Singing Country, scriveva che la melodia era presa da una ballata tradizionale inglese (probabilmente Matty Groves risalente al seicento) ed il testo era stato scritto da Georgia Turner e Bert Martin, una coppia di abitanti del Kentucky. Altri studiosi propendono per ipotesi diverse, sebbene quella di Lomax sia generalmente considerata la più plausibile. La più antica incisione del brano conosciuta è quella del 1933 eseguita da Clarence "Tom" Ashley che affermò di avere imparato il brano da suo nonno. Secondo alcuni una incisione più antica fu quella del bluesman Alger "Texas" Alexander del 1928 col titolo The Risin' Sun. Di tale incisione esistono solo testimonianze indirette poiché non è nota l'esistenza di nessuna copia del 78 giri. Non se ne conoscono dunque né il testo né melodia ed è dunque impossibile stabilire se si trattasse del medesimo brano. The House of the Rising Sun ha come argomento una vita sfortunata ed è ambientata a New Orleans. L'espressione "House of the Rising Sun" (Casa del sole nascente) sembra stia ad indicare una casa chiusa. Alcuni ritengono che la casa sia esistita realmente e che fosse presieduta da una maitresse di origini francesi chiamata Marianne Le Soleil Levant, dal cui cognome (o forse soprannome) sembra essere derivata la denominazione della casa. C'è anche però l'ipotesi che la canzone si riferisse ad un carcere femminile chiamato Orleans Parish che sul cancello di ingresso aveva rappresentato un sole nascente. Del testo esistono due diverse versioni: una al maschile e una al femminile. Quella maschile parla di un ragazzo proveniente da una famiglia problematica e pentito di aver passato la sua vita nel peccato e nella infelicità frequentando la "Casa del sole nascente"; quella femminile invece parla di una ragazza ravveduta di essere entrata nel giro della prostituzione e costretta a rimanere in quella casa per poter vivere. La versione maschile è la più nota ed è quella proposta dagli Animals pubblicata come singolo nel 1964, sebbene quasi tutti gli studiosi siano concordi nel ritenere il testo al femminile quello originario. Fra i musicisti che hanno riproposto questa versione spiccano Bob Dylan e Joan Baez. La poesia Supplica a mia madre fu scritta da Pier Paolo Pasolini il 25 aprile 1962 e fu inserita nella prima edizione del libro “Poesia in forma di rosa” pubblicato nel 1964, nella prima sezione “La Realtà” della quale è la poesia numero quattro. La poesia è la spiegazione, in forma poetica, del dramma interiore del poeta che spiega in termini psicoanalitici e psicologici la sua vita interiore che si riverbera in quella privata e sociale. La madre è parte in causa del suo comportamento sociale e il poeta spiega nell’opera, ovviamente tra le righe, la genesi psicogena del suo comportamento omosessuale. Nel film "I cento passi" c'è il commovente pezzo in cui, attraverso la poesia, il grande Peppino dichiara il suo amore alla madre. AAA Cercasi è un brano musicale di Carmen Consoli, pubblicato nel 2010 e contenuto nella raccolta Per niente stanca. Il brano è stato composto nella parte musicale da Mauro Lusini e nel testo dalla stessa interprete ]Il video, pubblicato il 24 gennaio dell'anno successivo, si è aggiudicato il Premio Videoclip Italiano 2011 come miglior videoclip nella categoria artista donna. |
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Luglio 2014
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